Il confronto tra la cattedrale Sagrada Familia di Barcellona, frutto del sogno moderno dell’architetto spagnolo Antoni Gaudì, con il Duomo di Colonia, uno dei primi esemplari di architettura gotica tedesca, permette di comprendere come l’idea del Gotico come categoria di pensiero abbia trovato una reinterpretazione adatta alle esigenze dei tempi moderni.
L’architettura gotica si concretizza essenzialmente nell’invenzione di una particolare forma di cattedrale, che si contraddistingue per inconfondibili caratteristiche tecniche, strutturali e formali: l’accentuato sviluppo verticale; la leggerezza delle strutture portanti attraverso l’uso sistematico dell’arco a sesto acuto, dei contrafforti e degli archi rampanti; l’allungamento delle sculture e la loro collocazione sulla facciata. È soprattutto nei paesi d’oltralpe che questo modello conosce una straordinaria fortuna. Il primo edificio in cui si sperimentano tali novità è la Chiesa abbaziale di Saint-Denis, in Francia, realizzata sul progetto dell’abate Suger e considerata il manifesto della nuova architettura dell’epoca. Mentre il gotico francese traccia le basi del nuovo stile internazionale dei secoli XII-XIV, gli altri Paesi sviluppano linguaggi formali particolari. In Germania, ad esempio, lo stile gotico si definisce per quella spinta verticale delle architetture di cui la Cattedrale dei Santi Pietro e Maria a Colonia (Duomo di Colonia) rappresenta un perfetto esempio.
Da un punto di vista stilistico, gli architetti del Duomo di Colonia vollero realizzare la cattedrale perfetta, prelevando da ogni edificio francese tutti gli elementi considerati essenziali, sia dal punto di vista sia formale sia strutturale: nacque così una vera e propria enciclopedia dello stile gotico e delle sue possibili varianti ma, al tempo stesso, si eccedette nelle misure complessive. Esternamente, la facciata appare come una foresta di archi rampanti, contrafforti e aguzzi pinnacoli; ultimata solamente nel 1880, essa risulterà essere la più alta del mondo, con le due torri angolari che si elevano oltre i 150 metri.
E a quale altra opera poteva ispirarsi il giovane Antoni Gaudì per la progettazione di uno dei più importanti edifici religiosi dell’architettura spagnola contemporanea se non alla cattedrale che costituiva una vera e propria summa del gotico, nonché la più alta del mondo?
Nel 1883, solamente tre anni dopo il completamento del Duomo di Colonia, il giovanissimo architetto catalano Antoni Gaudì viene incaricato di riprogettare una grande cattedrale per la città di Barcellona.
La costruzione dell’edificio ha occupato tutta la vita dell’architetto, sino alla morte, avvenuta nel 1926, senza che potesse vederne la conclusione: tutt’oggi infatti si continua a portare avanti il cantiere.
Per la progettazione della Sagrada Familia, la sua opera più importante, Gaudì sceglie di riprendere la concezione strutturale dell’architettura gotica, facendo scaricare le spinte sui pilastri e liberando così le pareti dal loro ruolo portante. Egli si dimostra studioso e ammiratore dell’arte gotica – oltre che dello stile moresco e delle arti orientali – già nella progettazione della sua prima opera, la Casa Vicens (1883-1888). Attraverso la conoscenza dei libri di Viollet-Le-Duc e delle idee di Morris e del movimento Arts and Crafts, Gaudì trova ulteriori sollecitazioni da sovrapporre al fenomeno del Gotico con un atteggiamento propositivo. Il suo intento era infatti quello di superare la geometria di tipo euclideo (fatta di curve precise e simmetriche, di linee rette e di volumi regolari), preferendo invece l’uso creativo di forme libere suggerite principalmente dalla natura; con la loro forza vitale, i motivi vegetali e zoomorfi, che avevano catturato l’attenzione di Gaudì sin dagli anni giovanili e che ne caratterizzano l’intera opera artistica, si innestano in modo inedito e originale sulle soluzioni di ascendenza gotica.
Delle tre facciate (solo due sono state realizzate ad oggi), quella principale, detta della Natività, è caratterizzata da tre portali sovrastati da timpani, secondo il modello tradizionale delle cattedrali gotiche che troviamo perfettamente esemplificato nel Duomo di Colonia. Allo stesso modo la pianta longitudinale a croce latina, affiancata da una serie di cappelle radiali e sovrastante una cripta, è di derivazione gotica. Rispetto al modello medievale, le torri si moltiplicano per arrivare al numero di diciotto (dedicate ai dodici apostoli, ai quattro evangelisti, alla Vergine e a Gesù), creando così un unicum nella storia dell’arte. L’interno della chiesa era stato pensato come una vera e propria foresta di alberi: i pilastri delle colonne si trasformano in fusti di alberi, le ramificazioni dei costoloni delle volte in veri e propri rami. Così come nelle facciate gotiche, l’esterno della cattedrale è adornata con sculture di animali e persone dai corpi allungati, molte delle quali realizzate dallo stesso Gaudì. Parole della liturgia cattolica accompagnano rilievi e sculture, quasi a sottolineare quella funzione pedagogica della Chiesa che, sin dalle cattedrali gotiche, giunge senza soluzione di continuità sino ai giorni nostri.
Il professor Ernesto L. Francalanci è l’autore del corso dell’Arte