Se il Ritratto di papa Innocenzo X di Velázquez rivela una presenza inquietante e angosciosa, è proprio questa che sembra esplodere, attraverso un potente urlo liberatorio, nella versione contemporanea realizzata dall’artista inglese Francis Bacon.
Nel Ritratto di papa Innocenzo X l’artista raggiunge il vertice della sua qualità ritrattistica. Per il taglio compositivo, Velázquez sembra essersi ispirato ai grandi maestri del Rinascimento italiano, da Raffaello (Ritratto di Giulio II, 1511; Ritratto di Leone X con due cardinali, 1518-1519) a Tiziano (Ritratto di Paolo III, 1543; Ritratto di Paolo III con i nipoti Alessandro e Ottavio Farnese, 1546).
La bellezza dell’opera è non in ciò che appare, ma in ciò che si può ricostruire dagli indizi che l’artista fornisce: per esempio, il foglio che il papa stringe ancora tra due dita, con delicatezza ma al contempo con una vaga riluttanza, è la lettera di presentazione dello stesso artista (ne leggiamo il nome), che chiede di essere ammesso al suo cospetto e poterlo ritrarre. Sembra che Innocenzo X stia osservando il pittore con quella stessa intensità con cui l’artista osserva il suo modello, ma il suo sguardo lascia trasparire una certa indisponibilità.
La straordinaria bravura introspettiva di Velázquez riesce a cogliere il vero carattere del personaggio, capace di stupire e spaventare tutti i contemporanei che avevano avuto modo di conoscerlo personalmente. Il ritratto rivela infatti una personalità inquietante e angosciosa; tutto l’atteggiamento del papa trasmettere una tensione insopportabile: l’espressione degli occhi è indecifrabile e sembra oscillare da una tregua a una durezza implacabile, evidenziata dall’inarcamento delle sopracciglia e dalla posizione rigida del capo.
Ma tanta diffidenza si scioglierà non appena il papa avrà avuto il permesso di vedere il suo ritratto finito: sembra infatti che egli abbia esclamato “Troppo vero!” e non si sa se sia stato con piacere o con orrore. Dal punto di vista compositivo, la figura è impaginata nella diagonale, lasciando poco spazio per lo sfondo. La rigidità dello schienale quadrato fa da contrappunto alla mossa materia delle vesti e alla stessa posizione del personaggio, che sembra scivolare un poco in avanti. Dal fiore della veste talare bianca sboccia un’esplosione di rossi, tra loro differenti: quello della mozzetta di seta, quello del volto stesso, quello della berretta, e, intorno, il rosso della poltrona e quello del tendaggio nello sfondo.
Il ritratto del papa ha ispirato, nel Novecento, il grande artista inglese Francis Bacon. Lo Studio sul ritratto di Innocenzo X di Velázquez del 1953 fa parte di una numerosa serie di opere dedicate allo studio del capolavoro del maestro iberico.
Bacon resta tanto colpito dall’opera di Velázquez che scrive: “Per me è diventato una vera e propria ossessione. Compro un libro dopo l’altro con dentro la riproduzione del papa di Velázquez, semplicemente perché mi assilla e apre in me ogni sorta di sensazioni e persino campi di… immaginazione”. L’interpretazione proposta dall’artista inglese è terribile: il papa si avvinghia alla poltrona come se fosse una sedia elettrica, e, infatti, le linee gialle che lo circondano sembrano dei fili di corrente e i raggi che si dipartono alla base sembrano irradiazioni malefiche. Bacon trasferisce il rosso cardinalizio nel viola più raggelante che si possa vedere.
Le strisce verticali che attraversano il dipinto sembrano bruciature di un acido che scende dal cielo. Ma ciò che maggiormente colpisce è la bocca spalancata in un urlo agghiacciante: se Velázquez aveva dovuto attenersi alle rigide norme di un ritratto ufficiale, Bacon è invece libero di far esplodere in quel grido l’angoscia esistenziale che caratterizzava il suo tempo.
Osserva nella galleria le opere che hanno ispirato il Ritratto di papa Innocenzo X.
Il professor Ernesto L. Francalanci è l’autore del corso dell’Arte.