Dolmen de Menga, 3750-3650 a.C. ca., Antequera, Spagna / Johann Otto von Spreckensen, Grande Arche, 1989, Parigi
Al sistema trilitico primordiale sembra essersi ispirato l’architetto danese Johann Otto von Spreckelsen per realizzare una delle architetture più importanti della nostra epoca.
L’architettura preistorica è stata realizzata per finalità soprattutto di tipo cultuale – dalle opere funerarie, come il Dolmen de Menga, a quelle rituali, come Stonehenge – ed è caratterizzata da un’altissima qualità formale. Si tratta di grandi strutture megalitiche (dal greco mégas, “grande”, e líthos, “pietra”) risalenti a partire da circa 12.000 anni fa.
Megaliti risalenti a circa 6000 anni fa sono presenti in tutta Europa: in particolare in Galizia (Spagna), dove se ne sono contati circa 5000, in Bretagna (Francia), in Irlanda e nelle regioni britanniche del Galles, della Cornovaglia e della Scozia, nell’Italia meridionale e in Sardegna. Caratteristica di queste massicce costruzioni, chiamate dolmen (dal bretone taol, “tavolo”, e men, “pietra”), è la loro estrema essenzialità architettonica: due pietre verticali e una orizzontale, che funge da copertura. Tale sistema costruttivo, definito trilitico per il fatto di essere realizzato con solo tre pietre, è alla base di tutta l’architettura futura. Quasi tutti i dolmen erano completamente ricoperti di terra, a formare dei tumuli collinari. Si tratta di monumenti funerari: al loro interno sono state trovate delle tombe, spesso utilizzate per numerose e successive sepolture in un arco di tempo anche di migliaia di anni. La più ampia di queste strutture è il Dolmen de Menga, nelle vicinanze di Antequera, in Spagna, che risale a 6000-5000 anni fa. In Italia, una delle più importanti è il Dolmen de Sa Coveccada, presso Mores, in Sardegna.
All’essenzialità del dolmen si è ispirato l’architetto danese Johann Otto von Spreckelsen per realizzare una delle architetture più importanti della nostra epoca: La Grande Arche – nota anche come Grande Arco della Défense – a Parigi, inaugurata nel 1989 in occasione del bicentenario della Rivoluzione francese. L’enorme costruzione è formata da due unici muri laterali e da una gigantesca copertura orizzontale e riprende, dal punto di vista del significato simbolico e politico, la funzione dei grandi archi trionfali della civiltà romana, cui proprio a Parigi fa riferimento il famoso Arco di trionfo napoleonico (finito nel 1836), situato all’inizio della celebre strada parigina detta dei Campi Elisi, che congiunge i due archi in una mirabile e simbolica prospettiva.
Ma Otto von Spreckensen non è l’unico artista contemporaneo a essersi ispirato ai “sistemi costruttivi” primitivi: nel 1965 Ronald Bladen ha realizzato l’opera Three Elements che, costituita da una piccola serie di tre monoliti, si ispira ai volumi geometrici dei menhir preistorici, in particolare quelli di Carnac (Francia); lo scultore americano Robert Morris, invece, nel 1971 ha invece dedicato un grande osservatorio (Observatory) al sito preistorico di Stonehenge.
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Il professor Ernesto L. Francalanci è l’autore del corso dell’Arte.
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