Marina Abramović: l’artista è qui

Marina Abramović: l’artista è qui

Attenta allo studio del comportamento umano, Marina Abramović si esprime attraverso la performance art, una pratica fatta di esperienze sensoriali e psicologiche coinvolgenti, in cui si fondono emotività e razionalità, messinscena e provocazione, linguaggi innovativi e tematiche primordiali. L’artista serba ci invita a riflettere su noi stessi, sul ruolo che l’essere umano ha nel mondo e sulle modalità con cui si relaziona con i suoi simili.

Una vita all’insegna dell’arte

Marina Abramović è senza dubbio, oggi, l’artista performativa più conosciuta al mondo. Nata a Belgrado nel 1946, da genitori che hanno combattuto per la resistenza serba durante la Seconda guerra mondiale, si avvicina all’arte grazie all’influenza della madre Danica. Negli anni Sessanta, Marina studia presso l’Accademia di Belle Arti di Belgrado, sviluppando un profondo interesse per l’artisticità del corpo umano e per le performance legate all’espressione corporale. Negli anni seguenti, viaggia molto in giro per l’Europa; ad Amsterdam incontrata Ulay (pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, 1943-2020), un artista tedesco che diventerà il suo compagno sia nel lavoro sia nella vita privata.

Abramović e Ulay, una storia di amore e di performance

Marina Abramović e Ulay, negli Anni Settanta e Ottanta, hanno dato vita ad alcune performance artistiche che hanno destato interesse e curiosità, ma anche disappunto e perplessità, soprattutto a causa della difficoltà di comprendere il loro messaggio di critica contro il conformismo della società occidentale
La loro arte si basa sull’esposizione di un corpo umano o di un oggetto che entra in relazione con il pubblico presente all’evento, cancellando il confine che solitamente divide l’artista e gli spettatori. 

La loro unione professionale inizia nel 1977 alla Galleria d’arte moderna di Bologna, con la provocatoria performance intitolata Imponderabilia. I due artisti, però, vengono fermati dalle forze dell’ordine che ritengono scandalosa la loro esibizione: entrambi, infatti, completamente nudi l’uno di fronte all’altra, stazionano sulla soglia di uno stretto ingresso che conduce alla mostra. Il pubblico per poter entrare deve necessariamente passare in mezzo a loro, scegliendo se girarsi verso il nudo maschile oppure verso quello femminile.

Un’altra performance che, nel tempo, ha destato scalpore è stata Rest Energy, proposta al MoMA di New York: Marina Abramović tende verso di sé un arco e Ulay regge la freccia che, alla minima distrazione, potrebbe ferire l’artista serba; lo scopo è quello di rappresentare la fiducia incondizionata che l’essere umano ripone nel prossimo
In Death Itself, invece, Abramović e Ulay si baciano, respirando l’aria dalla bocca dell’altro fino a perdere completamente i sensi. 

Mostra di Marina Abramović al Museo di arte contemporanea di Belgrado. Nello schermo un frame della performance “Rest Energy”.

Abramović e Ulay, la fine di un amore 

Nel 1988 Marina Abramović e Ulay danno vita alla loro ultima performance, The Lovers, sulla muraglia cinese: Abramović, partendo da un estremo del grande muro, e Ulay dall’altro, si incontrano a metà del percorso – dopo aver camminato per oltre 2500 km! – per dirsi addio, nel più solenne e teatrale dei modi. Ma tra i due artisti il legame creativo non si interrompe, nonostante la fine della loro storia d’amore; nel 2010, infatti, a New York (The artist is present) Marina rimane seduta per tre mesi, immobile e impassibile, di fronte a un tavolo e una sedia vuota in cui si può sedere chiunque del pubblico voglia mettersi faccia a faccia a “dialogare” in silenzio con lei. Alla fine, Abramović cede proprio quando di fronte a lei si siede Ulay, che le sorride con complicità. Il loro ricongiungimento ha emozionato il pubblico presente in sala, diventando subito virale e scrivendo un’altra pagina indimenticabile nella storia dell’arte performativa.

SPUNTI DIDATTICI

CRITICI D’ARTE IN ERBA

Far cercare online a studenti e studentesse il video o le fotografie di una performance di Marina Abramović. Che emozioni provano osservandoli? Che cosa pensano che l’artista abbia voluto comunicare? Guardando la performance, con quali artisti o opere del passato si possono trovare delle somiglianze?

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