Arazzo di Bayeux, particolare. 1070-1077 ca. Ricamo di lana su lino, 50 cm x 70 m. Musée de la Tapisserie de Bayeux.
Adottare una chiave di lettura che dia maggiore spazio al contributo femminile nella storia dell’arte non significa solo ricercare quelle figure di artiste “eccezionali” che, andando contro regole e convenzioni, hanno raggiunto grandi risultati in pittura, scultura e architettura: non significa, in altre parole, avvalorare soltanto l’opera di quelle donne che “hanno fatto il mestiere dell’uomo”. Significa, prima ancora, cambiare radicalmente il nostro sguardo sull’arte e riconoscere, per esempio, che alcune forme di artigianato tipicamente femminili, come il ricamo, fanno a tutti gli effetti parte del patrimonio artistico. La distinzione fra cosiddette “arti maggiori” e “arti minori” va in questo senso superata.
È in quest’ottica che bisogna considerare l’Arazzo di Bayeux come uno dei capolavori dell’arte europea. Nei suoi 70 metri di lunghezza, questo complesso ricamo comprende, fra uomini e animali, più di 1500 figure. Si tratta di una grande narrazione continua per immagini che racconta le battaglie e gli avvenimenti legati alla conquista normanna dell’Inghilterra, del 1066.
Chi abbia realizzato questo tessuto è ancora oggi materia di discussione: per secoli si credette all’affascinante leggenda che sia stato opera della Regina Matilde, moglie di Guglielmo il Conquistatore, e delle sue dame di compagnia.
In realtà, è probabile che sia stato fabbricato da una comunità di monache inglesi sotto la commissione del vescovo di Bayeux. Ad ogni modo, quasi tutti gli studiosi ritengono che, se non il disegno preparatorio, quantomeno la realizzazione effettiva del ricamo sia stata opera di donne.
Alcuni dettagli (per esempio la toccante raffigurazione di una madre che tiene la mano a un bambino di fronte alla loro casa incendiata) potrebbero suggerire l’intervento di una sensibilità femminile anche nell’ideazione delle scene.
L’identità delle tessitrici di Bayeux rimarrà sempre un mistero. Ma la bellezza della loro opera è qui, davanti ai nostri occhi, a testimoniare la dignità di tutte quelle anonime artigiane che silenziosamente, nel corso dei secoli, hanno arricchito il patrimonio artistico del mondo.
Chiaramente la lana utilizzata era rozza, i coloranti erano rudimentali, la palette di colori molto limitata. Eppure, questo arazzo è uno dei più belli del mondo.
Secoli più tardi la tecnica progredì, venne introdotto il telaio ad alto liccio, si poterono intrecciare i fili in modo più sottile, e diventò sempre più facile imitare la natura.
Il risultato? L’arte dell’arazzo finì.
Oggi, alcuni artisti cercano di ravvivarla artificialmente con un realismo sempre più sbalorditivo. Ma è un tentativo artificiale, e non ci può restituisce la primitiva bellezza dell’arazzo di Bayeux.
SPUNTI DIDATTICI
L’ARAZZO DI BAYEUX E LA COLONNA TRAIANA: DUE GUERRE RACCONTATE PER IMMAGINI
Chiedere agli studenti di confrontare le immagini dell’arazzo di Bayeux reperibili online con i rilievi della Colonna Traiana (113 d.C.): entrambe le opere sono accomunate dall’essere lunghe narrazioni continue per immagini di campagne militari.
Invitare quindi la classe a un dibattito aperto che metta in luce le affinità e le differenze nella rappresentazione della guerra di queste due opere così lontane fra loro nel tempo.
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