Autoritratti di Marietta e Jacopo Robusti (Tintoretto)
Il miglior modo per conoscere Marietta Robusti (1554-1590) è immergersi nelle pagine de La lunga attesa dell’angelo, l’appassionante romanzo che le ha dedicato la scrittrice Melania Mazzucco. Sulla quarta di copertina si legge: “Jacomo Robusti, detto il Tintoretto, pittore vulcanico, ambizioso e anticonformista, pronto a combattere con ogni mezzo per affermarsi e a sacrificare tutto e tutti al suo talento. […] Una famiglia sempre più numerosa: i figli maschi ribelli, le femmine destinate al monastero. E al centro di questa vita creativa e febbrile, l’amatissima figlia illegittima Marietta, educata alla musica e alla pittura per restargli accanto.”
Marietta è nata, dunque, fuori dal matrimonio, frutto dell’amore proibito tra il Tintoretto e una giovane tedesca, che una terribile pestilenza si è portata troppo presto via.
Una vita, quella della Tintoretta, vissuta nell’ombra ingombrante del padre, che, pur di averla al suo fianco, le fa indossare gli abiti di un garzone, per non destare i sospetti e non alimentare le maldicenze: non si addice, infatti, a una ragazzina per bene crescere in un ambiente di soli maschi, frenetico come la bottega di un pittore, esposta per di più agli sguardi invidiosi dei fratelli più piccoli che vedono in lei una pericolosa rivale, nonché una minaccia ai loro privilegi di eredi legittimi del cognome e del mestiere paterno!
Una pittrice ricercata in tutta Europa
Agli occhi del padre Marietta non rimarrà per sempre una bambina innocente come quella che, stando a un leggendario racconto, Tintoretto avrebbe ritratto con i suoi lineamenti nella Presentazione della Vergine al tempio, tela di grandi dimensioni dipinta sugli sportelli dell’organo della chiesa della Madonna dell’Orto a Venezia: una piccola Maria, avvolta dalla luce divina e dai chiaroscuri veneziani che, con infinita grazia, sale una scala sinuosa punteggiata d’oro alla cui sommità la attendono i sommi sacerdoti.
Marietta cresce, diventa donna, di certo desiderosa di affermare la propria identità e di emanciparsi dalla vita familiare, che ruota intorno al binomio casa-bottega. Grazie agli insegnamenti del padre e al proprio indiscusso talento, la giovane pittrice si impone sulla scena veneziana, diventando una delle ritrattiste più ricercate dall’aristocrazia della Serenissima; ma la fama della Tintoretta si diffonde in fretta in giro per il Vecchio continente. Così, viene invitata nelle più prestigiose corti d’Europa: Filippo II re di Spagna la vuole a Madrid, l’imperatore Massimiliano II l’aspetta ad Augusta, mentre l’arciduca del Tirolo Ferdinando sogna di vederla dipingere nel suo palazzo di Innsbruck. Tutti la cercano, offrendole gloria, ricchezza e, soprattutto, assoluta libertà d’azione nel campo della pittura.
Il padre, però, legato alla sua primogenita da un sentimento esclusivo e possessivo, non può sopportare il pensiero di separarsi da lei. Si affretta, allora, a farla maritare, scegliendo come genero il gioielliere di origini tedesche Marco Augusta; inoltre, il Tintoretto, per assicurarsi che Marietta rimanga sempre al suo fianco, nel contratto nuziale impone agli sposi di andare a vivere sotto al suo stesso tetto, nel palazzo in cala dei Mori nel sestiere di Cannaregio.
Dopo pochi anni di matrimonio, purtroppo Marietta muore (probabilmente di parto, intorno al 1590), lasciando il vecchio Jacopo nella più assoluta disperazione. Circondata da alcune tra le più celebri opere del Tintoretto, la giovane è sepolta nella cappella Contarini della Madonna dell’Orto, dove ancora oggi una lapide ricorda il suo nome accanto a quello del padre e dei fratelli, anch’essi pittori, Marco e Domenico.
L’Autoritratto della Tintoretta
Tra i dipinti di Marietta Robusti, andati perduti o di difficile identificazione (spesso a quell’epoca, nelle botteghe dei pittori, gli apprendisti contribuivano in gruppo alla realizzazione delle opere), l’unica tela riconosciuta come autografa è l’Autoritratto, datato intorno al 1580 e conservato nel Corridoio vasariano della Galleria degli Uffizi di Firenze.
È curioso che la Tintoretta abbia scelto di raffigurarsi – nell’unica immagine attendibile di lei che è arrivata, dunque, fino a noi – come una musicista e non come una pittrice: il volto incorniciato da piccoli riccioli biondi, il naso affilato e la fossetta sul mento, gli occhi castano-verdi che si rivolgono interrogativi a chi li osserva, la capigliatura dorata raccolta dietro la nuca da un sottile nastro di velluto nero, l’elegante abito di pizzo a piegoline, un filo di perle intorno al collo a rischiarare la pelle rosata.
La sua figura, al tempo stesso solida e leggera, emerge dal buio dello sfondo, mentre le sue mani di porcellana sfiorano i tasti di una spinetta, reggendo con grazia uno spartito musicale: si tratta del primo libro dei madrigali del noto compositore francese Philippe Verdelot, aperto alla pagina 24.
Una pittrice che si diletta di musica oppure una cantante che si diverte con le tele e i colori? Magari Marietta voleva comunicare al padre che era un altro il destino che avrebbe desiderato per sé…
Per avere una risposta a questo dilemma, però, forse basta accostare l’orecchio al dipinto: sembra quasi di ascoltare il canto di Marietta che riecheggia tra i palazzi e i canali di Cannaregio, mentre tratteggia sulla tela il suo volto che sorride, timido e radioso, cercando nell’ombra un cenno di approvazione da parte di suo padre e trovando, nei secoli a venire, uno sguardo di commossa ammirazione da parte del mondo intero.
SPUNTI DIDATTICI
ANALIZZARE E CONFRONTARE
Dopo aver diviso la classe in piccoli gruppi, far cercare altri autoritratti di donne artiste conservati nel Corridoio vasariano degli Uffizi. In che cosa sono simili e in quali aspetti si differenziano da quello della Tintoretta?
Scopri Il sogno di Artemisia, un corso solido, ricco e aggiornato e dalla forte identità visiva e narrativa, che riesce a coniugare una grande attenzione ai contesti delle opere con un’ accurata analisi delle opere stesse.
Guarda la presentazione del corso