Ritratto di Fernanda Wittgens
Durante la Seconda guerra mondiale, al tempo dell’occupazione nazista del Nord della Francia e dell’Italia, migliaia di opere d’arte furono messe in salvo grazie al coraggio e alla determinazione di due donne straordinarie che erano alla guida di due prestigiosi musei nazionali: Rose Valland alla Galleria del Jeu de Paume di Parigi e Fernanda Wittgens alla Pinacoteca di Brera di Milano. Per le loro azioni eroiche, oggi Rose e Fernanda sono due tra le figure femminili più decorate della storia francese e italiana.
Un’intrepida spia contro il Terzo Reich
Quando i tedeschi occuparono Parigi nel 1940, Rose Valland (Saint-Etienne-de-Saint-Geoirs, 1898 – Ris-Orangis, 1980) lavorava a titolo volontario presso il Jeu de Paume, museo parigino dedicato all’arte contemporanea straniera, che in quel periodo era stato trasformato in un centro di smistamento per le opere d’arte saccheggiate dai nazisti in tutto il paese.
Ufficialmente trasferite in Germania per motivi di ricerca, le opere erano destinate alle dimore lussuose dei gerarchi nazisti, quando non direttamente al museo che Adolf Hitler sognava di realizzare a Linz, la sua città natale.
Rose Valland in segreto fu incaricata dal direttore dei Musei Nazionali di Francia di spiare ogni fase di quei saccheggi, riuscendo a documentare quattro anni di furti compiuti dai tedeschi e costruendo, così, un vero e proprio archivio.
Più volte fu minacciata di morte e allontanata dal museo con l’accusa di essere una spia, ma alla fine riuscì sempre a farsi reintegrare.
Alla fine della guerra Rose si arruolò, unendosi ai Monuments Men, un gruppo di soldati alleati esperti d’arte, e li aiutò a recuperare, grazie ai suoi preziosi appunti, molti dei capolavori che i nazisti avevano nascosto nei luoghi più insospettabili della Germania, tra castelli fiabeschi e miniere di sale. Fino alla fine della sua vita si impegnò instancabilmente per fare ritornare a casa le opere che erano state saccheggiate dai tedeschi.
Una resistente disposta a ogni sacrificio
Fernanda Wittgens nacque a Milano nel 1903 e dopo essersi laureata in Storia dell’arte iniziò a lavorare alla Pinacoteca di Brera sotto la direzione di Ettore Modigliani, occupandosi di un’importante campagna di restauro degli affreschi di Milano, tra i quali il celebre Cenacolo di Leonardo da Vinci.
Nel 1940 vinse un concorso pubblico e divenne direttrice del museo; durante i primi anni della Seconda guerra mondiale, Fernanda nascose personalmente, sfidando grandi pericoli, molti capolavori italiani – di Raffaello e Mantegna, ad esempio – in luoghi sicuri tra l’Italia e la Svizzera. Ma non si limitò a salvare dipinti, statue e oggetti d’arte: spesso riuscì a far fuggire all’estero anche dei cittadini ebrei perseguitati dal regime fascista.
Nel luglio del 1944, in seguito a una soffiata, fu arrestata a causa della sua attività di resistente e incarcerata per oltre sette mesi nella prigione milanese di San Vittore. Dopo il rilascio e la liberazione dell’Italia, Fernanda Wittgens tornò a lavorare a Brera, dedicandosi alla ricostruzione della Pinacoteca di cui, usando le sue parole, era rimasta soltanto “una funerea testimonianza di travi arse dalle bombe incendiarie”. Morì prematuramente nel luglio del 1957; al suo funerale parteciparono centinaia di persone accorse a celebrare la prima direttrice della Pinacoteca di Brera, la donna che aveva salvato tante vite innocenti e moltissimi capolavori dell’arte italiana.
SPUNTI DIDATTICI
Tra finzione e realtà
In collaborazione con l’insegnante di Lettere, far leggere alcuni passaggi dei romanzi per ragazzi Una spia a regola d’arte di Federico Gregotti (Einaudi ragazzi, 2023) e La donna che salvò la bellezza di Sara Rattaro (Mondadori, 2023) e proiettare alcune scene dei film The Monuments Men di George Clooney (USA, 2014) e Fernanda di Maurizio Zaccaro (Italia, 2023), poi far riflettere la classe su come sono state raccontate Rose Valland e Fernanda Wittgens attraverso la letteratura e il cinema, tra realtà storica e finzione narrativa, con un occhio di attenzione alla rappresentazione di genere.
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