Artemisia e le altre
Shamsia Hassani: un'artista di strada per le donne afghane

Shamsia Hassani: un'artista di strada per le donne afghane

L’artista Shamsia Hassani

Nella notte del 15 agosto del 2021 un lungo blackout colpisce Kabul, la capitale dell’Afghanistan: inizia così – dopo l’annunciato ritiro delle truppe americane – la conquista della città da parte dei talebani, un gruppo armato di fondamentalisti islamici noti per la loro ferocia e la loro violenza. Dai balconi del palazzo presidenziale i golpisti promettono che rispetteranno i diritti delle donne e consentiranno loro di studiare: nessuno, però, crede alle loro parole, scandite dai colpi di kalashnikov.

Un silenzioso grido di libertà

A queste promesse non crede nemmeno Shamsia Hassani (Teheran, 1988), una giovane artista di strada, nata in Iraq da genitori afghani, conosciuta in tutto il mondo per la struggente poesia dei suoi murales. Nel rifugio segreto in cui si è rintanata nel cuore di Kabul, la ragazza prepara una borsa con le sue bombolette spray, gli stencil e i colori acrilici. Si copre il capo con un foulard scuro e, incurante del pericolo, esce in strada: sa bene che avrà soltanto pochi minuti per realizzare la sua opera, il suo silenzioso grido di libertà.

Il murales Death to darknessMorte all’oscurità, apparso in città all’indomani della caduta della capitale, raffigura una silhouette femminile inginocchiata ai piedi di un talebano dalla lunga veste nera che la sovrasta con la sua ombra minacciosa e il fucile stretto in mano, sullo sfondo di una città che sta per essere avvolta dalle tenebre. La ragazza, con le mani che le coprono il viso sconsolato, i piedi scalzi e indosso solo una veste celeste, di certo è disperata, tuttavia non si rassegna. Di fronte a lei c’è un vaso con un fiore, un delicatissimo fiore i cui petali sembrano fatti di nuvole: è caduto a terra, ma non si è rotto, non si è spezzato. 

C’è un messaggio, accompagnato dalle foto di alcuni graffiti di Shamsia, che all’indomani del colpo di stato dei talebani è diventato virale sui social di tutto il mondo: “Sono opere di un’artista afghana, si chiama Shamsia Hassani. Se le facciamo girare, sarà come dare voce a lei e a tutte le donne afghane che stanno vivendo l’inferno!” 

Una donna in difesa di altre donne

Nelle sue opere Shamsia Hassani rappresenta la forza delle donne, la loro sensibilità, la loro determinazione, il loro amore per la bellezza: vuole restituire dignità alle figure femminili del suo paese e far sì che esse possano essere ascoltate anche al di fuori dei confini nazionali.

Shamsia Hassani mentre lavora al suo grande murales sulla tribuna sud dello stadio di Amburgo nel luglio del 2023.

Hassani ha realizzato numerose opere in risposta alle atrocità commesse dai talebani.

Ha dipinto, ad esempio, il profilo di una donna afghana sopra alla fotografia di un’aula universitaria di Kabul distrutta dalla guerra, oppure ha realizzato un graffito che ritrae una madre con in grembo un bambino, per commemorare una strage avvenuta nel reparto di maternità di un ospedale. 

Voglio che i miei graffiti coprano i cattivi ricordi nelle menti delle persone, che i loro colori sgargianti nascondano le brutture della guerra. Voglio rendere il mio paese famoso per la sua arte, non per la sua guerra…

A molti afghani, ancora oggi, è vietata la possibilità di visitare mostre o musei: anche per questo Shamsia Hassani ha scelto la street art, l’arte di strada, un’espressione “povera”, radicata nel territorio, visibile a tutti ogni volta che si cammina nelle strade polverose o nelle zone più degradate di Kabul.

Shamsia Hassani a Firenze

Shamsia Hassani ha realizzato opere in tutto il mondo, tra l’Europa, l’Asia e il Medio Oriente. Nel 2017, in occasione della Giornata Europea della Giustizia, la street artist è stata invitata a eseguire un murales di fronte a una scuola di Firenze.

La protagonista del graffito è una figura femminile senza età: alle sue spalle, dipinto con le sfumature del blu e del turchese, c’è lo skyline di Firenze, con la cupola del Brunelleschi e la torre del Palazzo della Signoria che spiccano tra le architetture rinascimentali riflesse nelle acque dell’Arno.

Sul petto della donna, invece, sono raffigurate le case di Kabul, che decorano il suo abito nero con il loro profilo geometrico color della sabbia. Il suo volto non ha bocca, perché le donne nel paese di Shamsia non hanno libertà di parola, e i suoi occhi, bordati da lunghe ciglia scure, sono chiusi perché non vogliono vedere tutta la sofferenza che da anni affligge l’Afghanistan; da un bizzarro copricapo che ricorda le corna di un ariete, sfuggono delle ciocche di capelli neri che danzano nel vento, riprendendo le curve della tastiera del pianoforte disegnato sul braccio sinistro. Le dita della donna si sfiorano all’altezza del cuore, in omaggio al capolavoro di Michelangelo, la Creazione di Adamo, dipinto sulla volta della Cappella Sistina.

Il murales di Shamsia Hassani di fronte alla scuola Leonardo da Vinci di Firenze (2017).

Quello che Hassani ha voluto lanciare è un grido di allarme e, al tempo stesso, l’affermazione – da parte sua e della sua gente – della volontà di resistere, di combattere l’oscurità attraverso la bellezza. 

Spunti didattici

Interrogare una fonte

Dividere la classe in piccoli gruppi e far cercare su Internet un graffito di Shamsia Hassani; proporre, quindi, di scrivere una breve descrizione della scena e dei personaggi, cercando di individuare i valori di impegno civico, politico e sociale espressi dall’opera.

Dall’Afghanistan all’Italia

La campionessa di pallavolo Paola Egonu schiaccia una palla con su scritto “stop razzismo odio xenofobia ignoranza”, la medaglia d’oro al collo e una bandiera italiana stilizzata che si muove dalla scia della sua schiacciata: si intitola “Italianità” il murales che l’artista di strada Laika 1954 ha realizzato davanti al Palazzo del Coni di Roma, nella notte tra il 12 e il 13 agosto 2024, all’indomani della vittoria alle Olimpiadi di Parigi.

Chi è Laika 1954? Perché ha scelto questo nome? Che cosa vuole esprimere il suo murales? Che cosa è successo all’opera poche ore dopo la sua apparizione?

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