Artemisia e le altre
Marie-Guillemine Benoist. Un ritratto “rivoluzionario”

Marie-Guillemine Benoist. Un ritratto “rivoluzionario”

Autoritratto. Olio su tela, 95 cm x 78 cm. 1786, Karlsruhe, Staatliche Kunsthalle

Raccontare la vita di Marie-Guillemine Benoist (1768-1826) significa raccontare la parabola di un’artista di immenso talento che dovette abbandonare prematuramente la sua arte per piegarsi alle costrizioni sociali del suo tempo. 

Si formò a Parigi nella bottega della geniale Élisabeth Vigée le Brun e, successivamente, in quella di Jacques-Louis David. Sotto il regno di Luigi XVI (e soprattutto della ben più influente Maria Antonietta), che una donna potesse raggiungere la fama attraverso i suoi meriti artistici o intellettuali era un fatto meno insolito di quanto non sarebbe divenuto nella società borghese post-rivoluzionaria. La stessa Vigée le Brun, in tarda età, scrisse: «Nell’ancient régime regnavano le donne. La rivoluzione le ha detronizzate». 

La Benoist espose per la prima volta un suo dipinto al Salon nel 1791, in pieno periodo rivoluzionario. Verso il 1795 si allontanò dai soggetti neoclassici e dall’influenza di David, maturando uno stile più realistico. Nei turbolenti anni che seguirono ottenne un crescente successo, che raggiunse il culmine nel 1800 con il suo dipinto Ritratto di una negra (oggi rinominato Ritratto di una donna nera). A seguire, ricevette commissioni di ritratti dallo stesso Napoleone Bonaparte. Nel 1804 ottenne dal Salon l’onore di una medaglia d’oro e una pensione governativa. 

Raggiunto il culmine del successo, la sua carriera dovette interrompersi bruscamente dopo la Restaurazione. Poiché il marito era stato nominato membro del Consiglio di Stato, Marie-Guillemine fu indotta ad abbandonare la pittura, in quanto era considerata un’attività non confacente al suo nuovo status sociale (ogni epoca ha le sue forme di stupidità). Le sue lettere di quel periodo testimoniano la sofferenza e il rimpianto che le provocò il ritiro forzato dalla sua professione. 

Ritratto di una donna nera. Olio su tela, 107 cm x 65 cm. 1800. Parigi, Museo del Louvre

Il suo Ritratto di una donna nera è considerato il primo dipinto dell’arte occidentale nel quale una persona di colore viene rappresentata non come figura “esotica”, ma nel pieno riconoscimento della sua dignità umana.

In tutta probabilità, con questo lavoro la pittrice volle celebrare l’abolizione della schiavitù in Francia, avvenuta nel 1794.

La donna ritratta, certamente una domestica, è rappresentata in una posa classica (ricorda la Fornarina di Raffaello) che le conferisce una dignità statuaria; al tempo stesso è dipinta con uno straordinario realismo, che si esprime soprattutto nella resa psicologica dello sguardo.

Al di là del suo fondamentale valore politico, si tratta indubbiamente di uno dei più grandi ritratti dell’Ottocento francese. 

SPUNTI DIDATTICI

L’artista e la modella

Non sappiamo di preciso chi sia la modella ritratta nel capolavoro di Marie-Guillemine Benoist, come conoscesse l’artista, quale rapporto vi fosse fra le due donne. È probabile però che, visto il profondo rispetto umano che traspare dal dipinto, vi fosse un certo grado di conoscenza reciproca, probabilmente approfondita nel corso delle lunghe pose necessarie a completare il quadro. A partire da questo spunto, si potrebbe proporre alla classe di scrivere un breve racconto nel quale si immagini il rapporto fra queste due donne, oppure un dialogo avvenuto fra loro durante una delle loro pose.

Altri articoli da “Artemisia e le altre”

Artemisia e le altre Fede Galizia e Clara Peeters: Nature morte "vivissime"
Artemisia e le altre Marie-Denise Villers: una pittrice dimenticata
Artemisia e le altre Shamsia Hassani: un'artista di strada per le donne afghane
Artemisia e le altre Sarah Goodridge: una grande pittrice di piccoli ritratti
Artemisia e le altre Rose Valland e Fernanda Wittgens: le donne che salvarono la bellezza
Artemisia e le altre Mary Delany, la signora del découpage