Boccioni: forme uniche della continuità nello spazio

Boccioni: forme uniche della continuità nello spazio

Umberto Boccioni, Autoritratto, 1908, Pinacoteca di Brera

Promotore del Futurismo, l’avanguardia italiana degli inizi del Novecento, Umberto Boccioni (1882-1916), con gli altri artisti che aderiscono al movimento, grida alla morte della classicità, vuole distaccarsi dai canoni dell’arte del passato e orientare verso nuovi contenuti l’arte figurativa, che deve trarre ispirazione dai «miracoli della vita contemporanea» e dalla «ferrea rete di velocità che avvolge la terra».

Ma come rappresentare il dinamismo attraverso la scultura, forma statica per essenza? Con la sua rivoluzionaria opera Forme uniche della continuità nello spazio (1913) Boccioni rappresenta l’irrappresentabile, ovvero il concetto di simultaneità, connettendo le dimensioni dello spazio e del tempo con il vissuto e portando a sintesi «quello che si ricorda e quello che si vede».

Osservando l’opera si hanno percezioni e sensazioni diverse semplicemente focalizzando la scultura a diverse angolature. Vista di profilo la figura pare muoversi avanzando in avanti, un corpo che cammina così rapidamente da generare la disgregazione della materia stessa rendendo quasi irriconoscibili la forma del corpo oramai privata completamente degli arti superiori e snaturata nel volto. Eppure spostandosi frontalmente si può notare una leggera torsione del busto, un’azione che comporta fisicamente la curvatura del movimento sul lato della torsione. Così facendo il protagonista dell’opera non è la figura bensì il movimento stesso e lo spazio circostante.

Umberto Boccioni, Forme uniche della continuità nello spazio 1913, Museo del Novecento, Milano (CC BY-SA 4.0)

L’illusione del movimento continua nello spazio e nell’ambiente circostante ed è amplificata mediante l’uso consapevole di alternati piani concavi e convessi, linee rette che curvano improvvisamente e altre che creano spigoli decisi. Questo sapiente gioco di ombre e chiaroscuri modella la figura a seconda dello spazio e si riflette agli occhi dello spettatore come se si stesse osservando il medesimo scorcio paesaggistico in momenti della giornata differenti, diverso ma uguale. 

Quello che Boccioni realizza è uno scatto fotografico con tempi di esposizione alla luce più lunghi che, invece di congelare il movimento, lo rendono fluido.

Esempio di uno scatto fotografico con tempo di esposizione più lungo (Foto di John Howard da Pixabay).

Negli stessi anni in cui i futuristi scrivono e rendono leggibili le loro idee rivoluzionarie, uno scienziato cambia completamente il modo di percepire i concetti di spazio e tempo. Nell’articolo del 1905 dal titolo emblematico Zur Elektrodynamik bewegter Körper – Sull’elettrodinamica dei corpi in movimento, Albert Einstein esporrà i principi chiave sulla teoria della relatività ristretta, presentando per la prima volta la più celebre equazione della fisica moderna:

E = mc2

Questa famosa relazione implica che se a un corpo si fornisce energia tale da muoversi a velocità prossime a quella della luce, l’energia che non viene impiegata per incrementare la velocità deve essere trasformata in massa.

Ma allora se la massa di un oggetto cresce esponenzialmente man mano che la velocità del corpo approssima quella della luce, l’opera Forme uniche della continuità nello spazio potrebbe assumere una valenza differente: la figura che cammina in avanti così velocemente non si sta disgregando, bensì costruendo.

Curiosità

  • Si potrebbe affermare che l’opera è incompiuta in quanto Boccioni realizzerà solamente un calco in gesso e nel corso della vita dell’autore non venne mai prodotta la rispettiva fusione in bronzo.
  • Il calco in gesso è ad oggi esposto al Museo diArte Contemporanea, a San Paolo del Brasile.
  • La maggior parte delle opere esposte nei musei sono state realizzate con fusioni sull’originale in gesso nei decenni successivi.

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