Legami. Arte e relazioni

Legami. Arte e relazioni

Ulay/Marina Abramović , Relation in Time, Performance, 17 Hours
Studio G7, Bologna, Italy, 1977
© Ulay and Marina Abramović Courtesy of the Marina Abramović Archives

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Come influiscono la relazione di coppia e la famiglia sulla creazione artistica? Gli artisti contemporanei, sdoganati i temi del corpo e dell’identità negli anni Settanta, hanno lavorato moltissimo su queste tematiche, rappresentandole con immagini forti e azioni di grande coinvolgimento.

Relazione come performance 

Si fa definire la “nonna” delle performance Marina Abramović (Belgrado, 1946) che, assieme a quello che è stato per molti anni il suo compagno di vita e di progetti, l’artista tedesco Ulay (Solingen, 1943 – Lubiana, 2020), ha dagli anni Settanta esplorato la relazione di coppia con performance impegnative a livello fisico, chiamando direttamente in campo il corpo, i suoi limiti e le sue potenzialità di resistenza.

Nel 1977 i due artisti si fanno legare l’uno all’altro attraverso i capelli, sedendo schiena contro schiena: resistono in questa posizione per 16 ore senza pubblico, poi altre 17 ore alla presenza degli spettatori. È il 1977 e la loro azione si intitola Relation in Time: un lavoro che attraverso la fatica estenuante dell’immobilità, indaga sulla resistenza dell’unione di una coppia e di due corpi.

Oltre a questa azione, eseguita allo Studio G7 di Bologna, Marina ne presentò moltissime altre proprio nel nostro Paese, tra le quali anche la famosa Imponderabilia alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna, nello stesso 1977, dove lei ed Ulay, nudi uno di fronte all’altro, diventavano una porta vivente attraverso la quale il pubblico doveva accedere per visitarne la mostra.


Ulay/Marina Abramović, Breathing In/ Breathing Out, Performance, 19 minutes
Student Cultural Center, Belgrade, April, 1977
© Ulay/Marina Abramović Courtesy of the Marina Abramović Archives

In Breathing In-Breathing Out invece, Ulay e Marina si scambiano, inspirando con i nasi ed espirando con le bocche che sono unite in un lungo bacio, l’anidride carbonica frutto del processo stesso di respirazione: anche questo gesto d’amore può diventare fatale e gli artisti non lesinano il loro corpo nel provare a dimostrarlo.

Ulay/Marina Abramović, Rest Energy, Performance for Video, 4 minutes
ROSC’ 80, Dublin, 1980
© Ulay / Marina Abramović Courtesy of the Marina Abramović Archives

In Rest Energy i protagonisti, oltre ai due artisti, sono un vero arco e una vera freccia: il primo è tenuto in mano da Marina, la seconda da Ulay: basta una minima distrazione per poter far scoccare il dardo. Due registratori, posti sotto i vestiti in corrispondenza del cuore, registrano l’accelerazione dei battiti.

Io e Te: confini e perdita dell’identità

Anche l’artista trasformista Urs Luthi (Krienz, Lucerna 1947) ha lungamente trattato il tema di coppia, lavorando sulla trasformazione dell’identità in relazione alla persona amata: negli autoritratti realizzati tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, tra lui ed Ecky, la sua fidanzata, pare non esservi alcuna differenza: l’amore li ha resi simili, quasi identici: un pericolo o una virtù di questo sentimento, quando estremo e vissuto sino in fondo?

Urs Luthi, Selfportraits with Ecky, 1969-1970.

Relazioni familiari

Zhang Huan (Henan, 1965), artista e performer cinese noto a livello internazionale, non ha dubbi: la ricerca della propria identità, scavando nella storia della propria famiglia, porta a un disconoscimento di sé: per farlo, scrive sul volto il proprio albero genealogico, trasformandolo in una maschera nera. La performance, testimoniata nella sua evoluzione dalle fotografie, racconta di questo processo ponendo l’accenno sui temi del riconoscimento e dell’appartenenza famigliari.

Zhang Huan, Family Tree,
New York, USA, 2001
© Zhang Huan Studio
Shirin Neshat, Untitled
(from “Women of Allah” series), 1996,
Gelatin silver print & ink Copyright Shirin Nesha, Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Trasmettere le tradizioni

Anche l’artista iraniana Shirin Neshat (Qazvin, 1957) ha lungamente lavorato su questi temi, inserendovi quello della religiosità e della cultura femminile nella propria terra: nella serie di raffinate fotografie in bianco e nero dal titolo Women of Allah, degli anni Novanta, Neshat ricopre il suo volto e il suo corpo, e quelli di altre donne, di poesie della tradizione persiana e di motivi arabescati, simboleggiando il passaggio di tale cultura di madre in figlio.

Shirin Neshat Untitled, 1996, RC print & ink,
Copyright Shirin Neshat, Courtesy the artist and Gladstone Gallery, New York and Brussels.

Individuo e relazioni

Louise Bourgeois (Parigi, 1911 – New York, 2010) è tra le artiste che hanno fondato la loro intera opera sul rapporto conflittuale tra affermazione della personalità e condizionamenti della famiglia: figlia di restauratori di arazzi, trasferitasi a New York per poter essere artista, ha vissuto con molta sofferenza i rapporti di coppia, la relazione tra madre e figlio, la ricerca di libertà dal nucleo d’origine, il problema dell’essere artista donna in un contesto maschilista, il rapporto tra maternità e lavoro, rappresentandolo con bambole di pezza dai visi inquietanti, con installazioni ambientali simili a celle, con grandi ragni dalle lunghe zampe.

Louise Bourgeois, Maman, 1999
Courtesy Guggenheim Bilbao Museoa.

I suoi lavori sono incubi solidificatisi in grandi insetti o in delicati ricami, sino alla monumentale installazione realizzata nella Turbine Hall della Tate Modern di Londra nel 2001, dal titolo I Do, I Undo, I Redo: tre torri in acciaio le cui scale a chiocciola si snodavano attorno a colonne centrali e permettevano al pubblico di salire su piattaforme circondate da una serie di grandi specchi circolari. Le piattaforme erano concepite dall’artista come veri e propri palcoscenici dove, al termine della camminata, il pubblico poteva incontrarsi: tutti quanti erano attori e spettatori di questo via vai di incontri e rispecchiamenti, sia dal ponte attraverso la Turbine Hall, sia dalle stesse piattaforme di osservazione che si affacciavano sull’intero ambiente.

Louise Bourgeois, I Do, I Undo, I Redo, 2000
Unilever Series at Tate Modern installation
Photo by Marcus Leith and Andrew Dunkley
© Tate Photography.

La fragilità della coppia

Anche il duo di performers contemporanei Sandra Johnston & Alastair MacLennan ha realizzato una azione che ha recentemente rappresentato il delicato rapporto di coppia: lo hanno fatto cercando di tenere in equilibrio, mentre compiono movimenti e spostamenti, un vassoio di vetro sul quale sono appoggiati due bicchieri uniti da un filo di tessuto bianco, quasi invisibile: allusione alla fragilità della coppia e delle sue relazioni, che vanno trattate con amore e rispetto.

Alastair MacLennan & Sandra Johnston, Let Liminal Loose, 2014
II Venice International Performance Art Week, Palazzo Mora, Venice
Photograph by Monika Sobczak.

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