La città-fortezza, assieme ad altri cinque luoghi fortificati, fa parte del sito seriale transnazionale denominato “Le opere di difesa veneziane tra il XVI e XVII secolo: Stato da Terra–Stato da Mar Occidentale”, Patrimonio mondiale dell’Umanità Unesco dal 2017. Un inserimento recente, ma che non deve trarre in inganno: Palmanova e i suoi dintorni mantengono da sempre uno stretto legame con il proprio passato.
Palmanova non ha certo bisogno di presentazioni. L’inconfondibile pianta a stella a nove punte e le tre cerchie di mura la rendono senza dubbio uno dei siti storici più noti e riconoscibili d’Italia, esito non da poco considerando la ricchezza e la qualità del patrimonio culturale presente nel Bel Paese. A caratterizzare ancor più la località contribuisce inoltre il costante richiamo al passato, contraddistinto da una singolare vitalità. Un aspetto che si deve alla natura del paesaggio urbano: a Palmanova ci si muove letteralmente all’interno della storia.
Storia che s’intreccia inevitabilmente con quella di un territorio, l’area dell’Adriatico settentrionale, per secoli motivo di contesa tra l’Impero asburgico e la Serenissima, e per di più sotto la continua minaccia di una possibile invasione turca. È naturale dunque che, partendo da queste premesse e dato l’eccellente stato di conservazione delle fortificazioni, il sito diventasse scenografia di importanti rievocazioni storiche incentrate proprio sullo scontro tra Vienna e Venezia, la cui rivalità determinò la nascita e lo sviluppo della città.
L’appuntamento principale – organizzato dal Comune e dal Gruppo Storico cittadino – si rinnova annualmente ogni primo fine settimana di settembre con l’evento AD 1615. Palma alle armi, “tre giorni” dedicata a riproporre uno degli avvenimenti bellici che videro scontrarsi austriaci e veneziani (la cosiddetta guerra di Gradisca) e in cui per la prima volta la fortezza venne messa alla prova.
A fare da sfondo non sono soltanto gli spazi cittadini come Piazza Grande – la piazza centrale di forma esagonale da cui le vie disposte radialmente si dirigono verso le mura –, ma anche le fortificazioni esterne: i fossati, le casematte e i diversi tipi di terrapieni. Palmanova è infatti un esperimento sui generis, perché se da un lato il suo schema geometrico risponde ai criteri di razionalità e funzionalità richiesti dalle concezioni rinascimentali, dall’altro non è solo una città-ideale frutto di riflessione astratta, ma la risposta concreta alle novità introdotte nell’arte della guerra dal massiccio utilizzo della polvere da sparo.
Risposta vincente se due secoli dopo, all’arrivo delle truppe francesi, la città risultava ancora ben conservata e utilizzabile dagli eserciti che ne prendevano possesso.
Gli abitanti di Palme (il nome friulano della città, che ricalca l’originario toponimo Palma, prima che Napoleone aggiungesse il suffisso “nova”) non sono gli unici a prendere parte alla rievocazione. Nel corso degli anni l’evento ha infatti assunto rilevanza internazionale, richiamando fino a una quarantina di gruppi storici, oltre un migliaio di persone provenienti da 12 paesi diversi. Dopo aver ospitato nel 2019 la più grande rievocazione napoleonica in Italia, incentrata sull’assedio austriaco del 1809, e dopo l’edizione “multiepoca” del 2020, ribattezzata “Leone et Aquila” a indicare la commistione di elementi seicenteschi e ottocenteschi, nel 2021 Palmanova si appresta a “tornare alle origini” riproponendo l’ambientazione seicentesca.
I trascorsi di Palmanova non si limitano però ai soli eventi bellici. Ottima occasione per rispolverare gli abiti d’epoca è un’altra ricorrenza legata a doppio filo all’eredità veneziana della città, la festa del Redentore (a cui è dedicato anche il duomo), durante la quale, nel 1602, in Piazza Grande venne innalzato per la prima volta il gonfalone della Repubblica. Ogni anno, la seconda domenica di luglio, gli abitanti sfilano in costume lungo le vie della città, celebrando il passato con danze, sfilate e banchetti presso la Loggia della Gran Guardia, sotto lo sguardo delle statue raffiguranti i provveditori generali, governatori veneziani della città.
Per approfondire…
Videopresentazione delle opere di difesa veneziane del XVI e XVII sec a cura di RAI e MIBACT
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